Cacasenno
2006-02-17 18:40:09 UTC
Colgo l'occasione di una recente discussione sulla autocostruzione di una
antenna EH per iniziare l'ennesimo, sempre più noioso thread, delle Piccole
Antenne Efficienti (un par de PAE....), secondo in odiosità solo a quello
sull'Hi-Fi in SSB.
Premetto una considerazione personale:
A - Il radioamatore è progressista (chiedo venia, non è colpa mia se la
definizione -non mia- si presta a strumentalizzazioni in stagione
elettorale).
Lo traduco liberamente in "Il radioamatore non si ferma a contemplare ed
utilizzare l'esistente (teorie e tecnologie) ma cerca di progredire con
curiosità, onestà intellettuale, desiderio di comprensione e di verità. Da
cui discende:
B - Il radioamatore deve sforzarsi di non essere un gonzo ma deve conservare
un poca di umiltà.
La necessità di operare in radio nonostante le limitazioni di carattere
finanziario, urbanistico, ambientale, di buon vicinato o di rapporti
condominiali alla installazione di antenne grandi è una caratteristica
comune ad un gran numero di radioamatori; non so se costituiscano la
maggioranza (e non ho i soldi per commissionare un sondaggio alla Penn,
Schoen & Berland Associates) ma anche fosse un problema unicamente del
sottoscritto mi darei da fare per cercarne una qualche soluzione.
Nella discussione di cui parlavo sopra ho replicato piuttosto
maleducatamente ad un messaggio di un collega (certo Dott. Mistero col quale
mi scuso) e ho riportato il link ad una pubblicazione in lingua inglese di
due professori alla Pennsylvania State University:
http://www.engr.psu.edu/ee/grimes/publications/Grimes_&_Grimes_2.pdf
Pur di un livello che va oltre la mia capacità, se non parziale, di
comprensione per inadeguata istruzione ed insufficiente intelligenza, mi è
sembrato di capire che l'articolo in questione esponga la formalizzazione
del fotone, che è una teorizzazione della Elettrodinamica quantistica (anche
le nostre comunicazioni radio si basano su fotoni) ricorrendo unicamente
alla teoria classica.
In particolare da conto delle proprietà termodinamiche del fotone e descrive
il principio di conservazione di energia e momento durante la fase di
emissione e assorbimento combinando l'elettromagnetismo classico con le
proprietà generali dei sistemi rigenerativi.
Per me più interessante, espone la sintesi del vettore di Poynting nel
"far-field" partendo da campi stazionari multipolari di opportuna intensità,
orientamento spaziale e rapporto di fase nel "near-field".
Per me gratificante oltre ogni più ottimistica elucubrazione, descrive la
possibilità di ottenere la direttività della radiazione EM emessa da
sorgenti sferiche (qualsivoglia piccole) e dà conto della proprietà del
fotone di essere "teledistante" ossia di non comportarsi come un fronte
d'onda ma di trasportare energia nello spazio senza diluizione (a densità di
energia costante).
Per me assolutamente esaltante (a questo punto ho i brividi): propone una
configurazione di sorgenti (un ottupolo elettrico ed un quadripolo
magnetico) che sintetizzi il fotone (un punto di partenza per realizzare una
antenna piccola-piccola ma direzionale ???).
Espone poi il ruolo della reazione alla pressione di radiazione nel
meccanismo di "slegatura" dell'elettrone dalle sempre presenti interazioni
coulombiane e conclude evidenziando la natura sostanzialmente statistica del
realizzarsi, dopo un tempo finito, delle condizioni di campo che rendono
possibile la generazione del fotone.
Come dire: Il fotone nasce nei campi ! (no! non sotto i cavolfiori)
Tant'è
Viva il fotone biologico e lunga vita alle radiazioni non ionizzanti !
L'articolo in questione segue un primo elaborato dei signori Grimes&Grimes
che avevo già letto, dal titolo intrigante:
"Low Q, Electrically Small Antennas: Mother Nature Can, Why Can't Electrical
Engineers?"
Che tradotto col bignami suona più o meno così:
Antenne elettricamente piccole a basso Q: Madre Natura le fa già, perché non
possono farle anche gli Ingegneri Elettronici?
http://www.ee.psu.edu/grimes/publications/PIERS2002.pdf:
Devo dire che dopo aver letto l'articolo non ne sapevo molto più di prima ma
alcune cose dovevo approfondirle.
Pur osservando che chi esclude a priori la possibilità di costruire antenne
elettricamente piccole ma al contempo efficienti, in genere lo espone come
dogma, sono a conoscenza che ci sono degli importanti lavori teorici
sull'argomento, in particolare quelli pubblicati da Wheeler, H. A. nel 1947
e da Chu, L. J. che esattamente l'anno dopo ne dava una trattazione
quantitativa oltre che qualitativa.
Anche molti testi di fisica e di radiotecnica ne riprendono i concetti e in
maniera più o meno approfondita danno spiegazioni del comportamento di
piccoli dipoli elettrici e di piccoli loop magnetici corredando il tutto con
formule spesso utilizzabili praticamente.
Detto in parole che so non essere degne di un essere pensante, ne sintetizzo
così il contenuto:
Ad antenne piccole sono associati campi stazionari di elevata intensità.
Questi campi "legano" l'energia alle strutture che li sostengono (che in un
primo momento per comodità consideriamo senza perdite) in un volume di
materiale non dissipativo e precludono il fluire dell'energia stessa in
radiazione. La progressivamente maggiore, mutua trasformazione dell'energia
contenuta nel campo elettrico in quella contenuta nel campo magnetico
determina la larghezza di banda del sistema che diminuisce al diminuire
della dimensioni dell'antenna ed una progressiva diminuzione della
resistenza di radiazione di quest'ultima.
Le perdite (ohmiche, dielettriche e magnetiche) dei materiali costituenti
limitano a valori ordinari il Q teorico ottenibile con una piccola antenna
cosicché le minime dimensioni pratiche di un'antenna che si voglia
efficiente si attestano ad uno o due decimi di lambda con un piccolo
vantaggio della conformazione a loop sul dipolo aperto.
La verità di queste asserzioni è stata sperimentalmente confermata dalle ELF
sino all'infrarosso e non vi sono motivi teorici che ne escludano a priori
l'applicabilità anche a frequenze più elevate.
Cercando di ovviare alle intrinseche limitazioni fisiche, nel tempo, sono
state sviluppate numerose tecniche volte a minimizzare le perdite dei
materiali costituenti l'antenna al fine di conservarne l'efficienza e sono
state sperimentate forme e strutture geometriche che ne allargassero la
banda utilizzabile.
Si è così arrivati alla realizzazione di antenne frattali, di antenne
utilizzanti metamateriali (caratterizzati da costante dielettrica e
permeabilità magnetica negative), persino antenne costruite con
superconduttori.
Questa ricerca tecnica, in cui sono coinvolte migliaia di persone e budget
di miliardi di euro e che comprendono la realizzazione di sempre più
raffinati software di modellazione e simulazione, sono la più ovvia risposta
a chi chiede a cosa serva studiare antenne piccole ed efficienti.
Queste stesse persone si meraviglierebbero conoscendo il lavoro che c'è
dietro la banale antennina (elettricamente piccola ma efficiente) del
cellulare all'ultimo grido che hanno in tasca.
In realtà la maggioranza di questa attività di ricerca è attuale e
concentrata in pochi anni nel passato dalla data odierna perché ha trovato
alimento dallo straordinario successo economico della telefonia mobile e
delle tecnologie wireless.
Pur con numerose eccezioni, anche i più innovativi lavori teorici sono
recenti, alcuni solo di alcuni mesi fa, ed oggi più che mai è vivace e
prolifica l'attività di tanti ricercatori per lo più misconosciuti, gente
comune ma preparata, dotata e tenace, che lavora (?) per colmare le lacune
lasciate dalle teorie precedenti (classica, relativistica, quantistica) ed
eliminare quelle incompatibilità e la dicotomia di fondo ("onda/particella"
o, per il GF, "particella di sodio nell'onda di acqua Lete".....) che la
scienza fisica si trascina dietro sin dalle grandi intuizioni ed
elaborazioni dei Geni dei secoli scorsi nella spiegazione dei fenomeni
elettrodinamici e, successivamente, elettrodeboli.
Chiusa questa parentesi arrivo alla novità delle cose.
I discorsi "vecchi" sulle antenne piccole oramai li conosciamo e sappiamo di
non avere il know-how e le risorse della Nokia o della Motorola (due a caso,
non si offendano gli altri produttori) quando ci mettiamo a trabattare su
qualche aggeggio da provare come antenna.
Quello che nessuno dice è che le limitazioni imposte dalla teoria (non dalla
Fisica si badi, dalla nostra attuale, incompleta, approssimata conoscenza
della Natura che molti chiamano pomposamente fisica) si applicano solo a
sistemi di sorgenti unidimensionali, parallele ed in fase e ciò per le
difficoltà di trattazione matematica che il problema impone pur con queste
importanti semplificazioni.
Il lavoro dei Grimes si discosta dall'analisi di Chu in quanto non si
sofferma sui campi connessi a strutture risonanti ma si concentra sulla
conformazione di campi che creano "figure risonanti" sulla superficie di
sfere che delimitano regioni di spazio esterne alla struttura; da ciò
consegue che l'efficienza non è ulteriormente legata alle dimensioni della
sorgente ma piuttosto determinata dalla corretta collocazione (geometrica,
di fase e di intensità) dei campi generati da dipoli o meglio multipoli
(elettrici e magnetici).
Quando la sperimentazione si applica a sorgenti caratterizzate da un
maggiore ordine di libertà, non in fase, non parallele, non unidimensionali,
la teoria classica sulle antenne piccole cessa di essere valida, venendo a
mancare i postulati sui quali la stessa è stata costruita.
I Grimes non sono gli unici ad aver pubblicato materiale interessante
sull'argomento ma sono quelli i cui scritti hanno colpito maggiormente la
mia immaginazione e solleticato più piacevolemente l'intelletto.
Il succo del loro lavoro per la parte che può interessare un Radioamatore
sub-normale interessato ad antenne piccole ed efficienti, quale
personalmente mi considero, può essere così condensato:
1) Il lavoro di Chu non può essere arbitrariamente esteso ad ogni
configurazione di sorgenti di campi E e M;
2) Teoria e sperimentazione concordano che strutture costituite da dipoli
elementari in quadratura di fase esibiscono Q inferiori alle corrispondenti
di dipoli in fase, inferiori ai valori teorici individuati da Mr. Chu;
3) Dipoli elementari in configurazione turnstile (ortogonali in fase e nel
piano) producono un diagramma direzionale;
4) Radiazione direttiva può essere ottenuta da sorgenti multipolari,
spazialmente collocate, qualsivoglia piccole (in questo caso il concetto di
guadagno dell'antenna ha una espressione diversa da quella classica);
5) I Grimes non hanno pubblicato alcuno schema per costruirsi una antenna
piccola ed efficiente;
6) Ai Grimes non importa nulla se i Radioamatori avrebbero preferito che i
Grimes avessero fornito qualche schema paratico.
Quello che voglio proporre a chi leggerà questo post
che molto probabilmente è, in fondo, come me, gente onesta e curiosa.....
è che,
a prescindere dalle realizzazioni commerciali più o meno riuscite,
a prescindere dalle teorie più o meno fantasiose che sono state elaborate
per dimostrare il funzionamento delle varie CFA, EH, Isotron ecc., ecc.;
a prescindere dal disgusto che quotidianamente si prova nel vedere
brevettate anche le bretelle con le quali il nonno teneva su le braghe pur
non trovando soddisfacente spiegazione circa il funzionamento delle bretelle
medesime,
Si prenda un momento di riflessione ed abbandonando per un momento le
convinzioni di una vita di istruzione o autoistruzione tecnica che ci sono
pure costate tanto per formarla ed elaborarla,
ci si documenti, per quanto possibile, per quanto si riesce a capire, su
lavori teorici sull'elettromagnetismo
RECENTI
(Maxwell è un grande. Ciò non toglie che da solo non spiega tutto. Idem per
Alberto che sorride sotto i baffi dall'alto di un fungo atomico, sotto la
cappella del quale gli altri della Corte, da Coulomb a Cerenkov, stanno a
fare girotondo.),
si cerchi di capire per quale motivo strutture piccole con molteplici
elementi di induttanza e capacità concentrati posti a funzionare IN
PROSSIMITA' delle loro frequenze di risonanza sembrino realizzare strutture
particolarmente efficienti sotto l'aspetto della ricezione e trasmissione;
si sperimenti FUORI dai canoni consolidati di modelli stereotipati, alcuni
divenuti persino prodotti commerciali;
si facciano sperimentazioni nuove (che alcuni hanno già fatto e alcuni
stanno ancora facendo) perché a "tamisare" la pula già setacciata non si
trova altro grano,
chi trova qualcosa, come può, meglio che può, più scientificamente che può
lo condivida con la comunità con i mezzi a disposizione (pagine web,
newsgroup ecc. ecc.) .
Per le mie precedenti esperienze,
sono espressamente esonerati dall'intervenire:
I Radioamatori che sono tali solo perché hanno un nominativo ma in realtà
sono professionisti con forte conflitto di interessi (i propri, privati e
quelli dalla comunità);
Quelli che hanno una fabbrica di antenne;
Quelli che collaborano con una fabbrica di antenne;
Quelli che collaborano con riviste del settore telecomunicazioni che hanno
per sponsor fabbriche di antenne;
Quelli che sono convinti che da quando si sono laureati ingegneri la scienza
sia progredita solo nella direzione di rafforzare le proprie conoscenze e
convinzioni;
Quelli che aprono la bocca su argomenti che richiedono un minimo di
sperimentazione e di autocostruzione senza prima averci speso un po di tempo
e fatica;
Quelli che sanno per sentito dire;
Quelli che sanno ma non hanno capito;
Quelli che hanno capito già tutto (probabilmente sin dalla nascita);
Quelli che provano invidia per qualcuno delle categorie soprariportate che
per una botta di culo ha trovato qualcosa di nuovo e l'ha sfruttato
economicamente;
Quelli che non sono interessati alle antenne piccole ed efficienti.
A tutti gli altri i miei più cordiali e amatoriali
Saluti
in special modo all'amico IZ3ATX che ha avuto l'imprudenza di camminare su
di un campo da troppo tempo pieno di cacche senza mettersi gli stivali
(quelli alti).
73 de
Leonardo Gallo - IZ3ATV
antenna EH per iniziare l'ennesimo, sempre più noioso thread, delle Piccole
Antenne Efficienti (un par de PAE....), secondo in odiosità solo a quello
sull'Hi-Fi in SSB.
Premetto una considerazione personale:
A - Il radioamatore è progressista (chiedo venia, non è colpa mia se la
definizione -non mia- si presta a strumentalizzazioni in stagione
elettorale).
Lo traduco liberamente in "Il radioamatore non si ferma a contemplare ed
utilizzare l'esistente (teorie e tecnologie) ma cerca di progredire con
curiosità, onestà intellettuale, desiderio di comprensione e di verità. Da
cui discende:
B - Il radioamatore deve sforzarsi di non essere un gonzo ma deve conservare
un poca di umiltà.
La necessità di operare in radio nonostante le limitazioni di carattere
finanziario, urbanistico, ambientale, di buon vicinato o di rapporti
condominiali alla installazione di antenne grandi è una caratteristica
comune ad un gran numero di radioamatori; non so se costituiscano la
maggioranza (e non ho i soldi per commissionare un sondaggio alla Penn,
Schoen & Berland Associates) ma anche fosse un problema unicamente del
sottoscritto mi darei da fare per cercarne una qualche soluzione.
Nella discussione di cui parlavo sopra ho replicato piuttosto
maleducatamente ad un messaggio di un collega (certo Dott. Mistero col quale
mi scuso) e ho riportato il link ad una pubblicazione in lingua inglese di
due professori alla Pennsylvania State University:
http://www.engr.psu.edu/ee/grimes/publications/Grimes_&_Grimes_2.pdf
Pur di un livello che va oltre la mia capacità, se non parziale, di
comprensione per inadeguata istruzione ed insufficiente intelligenza, mi è
sembrato di capire che l'articolo in questione esponga la formalizzazione
del fotone, che è una teorizzazione della Elettrodinamica quantistica (anche
le nostre comunicazioni radio si basano su fotoni) ricorrendo unicamente
alla teoria classica.
In particolare da conto delle proprietà termodinamiche del fotone e descrive
il principio di conservazione di energia e momento durante la fase di
emissione e assorbimento combinando l'elettromagnetismo classico con le
proprietà generali dei sistemi rigenerativi.
Per me più interessante, espone la sintesi del vettore di Poynting nel
"far-field" partendo da campi stazionari multipolari di opportuna intensità,
orientamento spaziale e rapporto di fase nel "near-field".
Per me gratificante oltre ogni più ottimistica elucubrazione, descrive la
possibilità di ottenere la direttività della radiazione EM emessa da
sorgenti sferiche (qualsivoglia piccole) e dà conto della proprietà del
fotone di essere "teledistante" ossia di non comportarsi come un fronte
d'onda ma di trasportare energia nello spazio senza diluizione (a densità di
energia costante).
Per me assolutamente esaltante (a questo punto ho i brividi): propone una
configurazione di sorgenti (un ottupolo elettrico ed un quadripolo
magnetico) che sintetizzi il fotone (un punto di partenza per realizzare una
antenna piccola-piccola ma direzionale ???).
Espone poi il ruolo della reazione alla pressione di radiazione nel
meccanismo di "slegatura" dell'elettrone dalle sempre presenti interazioni
coulombiane e conclude evidenziando la natura sostanzialmente statistica del
realizzarsi, dopo un tempo finito, delle condizioni di campo che rendono
possibile la generazione del fotone.
Come dire: Il fotone nasce nei campi ! (no! non sotto i cavolfiori)
Tant'è
Viva il fotone biologico e lunga vita alle radiazioni non ionizzanti !
L'articolo in questione segue un primo elaborato dei signori Grimes&Grimes
che avevo già letto, dal titolo intrigante:
"Low Q, Electrically Small Antennas: Mother Nature Can, Why Can't Electrical
Engineers?"
Che tradotto col bignami suona più o meno così:
Antenne elettricamente piccole a basso Q: Madre Natura le fa già, perché non
possono farle anche gli Ingegneri Elettronici?
http://www.ee.psu.edu/grimes/publications/PIERS2002.pdf:
Devo dire che dopo aver letto l'articolo non ne sapevo molto più di prima ma
alcune cose dovevo approfondirle.
Pur osservando che chi esclude a priori la possibilità di costruire antenne
elettricamente piccole ma al contempo efficienti, in genere lo espone come
dogma, sono a conoscenza che ci sono degli importanti lavori teorici
sull'argomento, in particolare quelli pubblicati da Wheeler, H. A. nel 1947
e da Chu, L. J. che esattamente l'anno dopo ne dava una trattazione
quantitativa oltre che qualitativa.
Anche molti testi di fisica e di radiotecnica ne riprendono i concetti e in
maniera più o meno approfondita danno spiegazioni del comportamento di
piccoli dipoli elettrici e di piccoli loop magnetici corredando il tutto con
formule spesso utilizzabili praticamente.
Detto in parole che so non essere degne di un essere pensante, ne sintetizzo
così il contenuto:
Ad antenne piccole sono associati campi stazionari di elevata intensità.
Questi campi "legano" l'energia alle strutture che li sostengono (che in un
primo momento per comodità consideriamo senza perdite) in un volume di
materiale non dissipativo e precludono il fluire dell'energia stessa in
radiazione. La progressivamente maggiore, mutua trasformazione dell'energia
contenuta nel campo elettrico in quella contenuta nel campo magnetico
determina la larghezza di banda del sistema che diminuisce al diminuire
della dimensioni dell'antenna ed una progressiva diminuzione della
resistenza di radiazione di quest'ultima.
Le perdite (ohmiche, dielettriche e magnetiche) dei materiali costituenti
limitano a valori ordinari il Q teorico ottenibile con una piccola antenna
cosicché le minime dimensioni pratiche di un'antenna che si voglia
efficiente si attestano ad uno o due decimi di lambda con un piccolo
vantaggio della conformazione a loop sul dipolo aperto.
La verità di queste asserzioni è stata sperimentalmente confermata dalle ELF
sino all'infrarosso e non vi sono motivi teorici che ne escludano a priori
l'applicabilità anche a frequenze più elevate.
Cercando di ovviare alle intrinseche limitazioni fisiche, nel tempo, sono
state sviluppate numerose tecniche volte a minimizzare le perdite dei
materiali costituenti l'antenna al fine di conservarne l'efficienza e sono
state sperimentate forme e strutture geometriche che ne allargassero la
banda utilizzabile.
Si è così arrivati alla realizzazione di antenne frattali, di antenne
utilizzanti metamateriali (caratterizzati da costante dielettrica e
permeabilità magnetica negative), persino antenne costruite con
superconduttori.
Questa ricerca tecnica, in cui sono coinvolte migliaia di persone e budget
di miliardi di euro e che comprendono la realizzazione di sempre più
raffinati software di modellazione e simulazione, sono la più ovvia risposta
a chi chiede a cosa serva studiare antenne piccole ed efficienti.
Queste stesse persone si meraviglierebbero conoscendo il lavoro che c'è
dietro la banale antennina (elettricamente piccola ma efficiente) del
cellulare all'ultimo grido che hanno in tasca.
In realtà la maggioranza di questa attività di ricerca è attuale e
concentrata in pochi anni nel passato dalla data odierna perché ha trovato
alimento dallo straordinario successo economico della telefonia mobile e
delle tecnologie wireless.
Pur con numerose eccezioni, anche i più innovativi lavori teorici sono
recenti, alcuni solo di alcuni mesi fa, ed oggi più che mai è vivace e
prolifica l'attività di tanti ricercatori per lo più misconosciuti, gente
comune ma preparata, dotata e tenace, che lavora (?) per colmare le lacune
lasciate dalle teorie precedenti (classica, relativistica, quantistica) ed
eliminare quelle incompatibilità e la dicotomia di fondo ("onda/particella"
o, per il GF, "particella di sodio nell'onda di acqua Lete".....) che la
scienza fisica si trascina dietro sin dalle grandi intuizioni ed
elaborazioni dei Geni dei secoli scorsi nella spiegazione dei fenomeni
elettrodinamici e, successivamente, elettrodeboli.
Chiusa questa parentesi arrivo alla novità delle cose.
I discorsi "vecchi" sulle antenne piccole oramai li conosciamo e sappiamo di
non avere il know-how e le risorse della Nokia o della Motorola (due a caso,
non si offendano gli altri produttori) quando ci mettiamo a trabattare su
qualche aggeggio da provare come antenna.
Quello che nessuno dice è che le limitazioni imposte dalla teoria (non dalla
Fisica si badi, dalla nostra attuale, incompleta, approssimata conoscenza
della Natura che molti chiamano pomposamente fisica) si applicano solo a
sistemi di sorgenti unidimensionali, parallele ed in fase e ciò per le
difficoltà di trattazione matematica che il problema impone pur con queste
importanti semplificazioni.
Il lavoro dei Grimes si discosta dall'analisi di Chu in quanto non si
sofferma sui campi connessi a strutture risonanti ma si concentra sulla
conformazione di campi che creano "figure risonanti" sulla superficie di
sfere che delimitano regioni di spazio esterne alla struttura; da ciò
consegue che l'efficienza non è ulteriormente legata alle dimensioni della
sorgente ma piuttosto determinata dalla corretta collocazione (geometrica,
di fase e di intensità) dei campi generati da dipoli o meglio multipoli
(elettrici e magnetici).
Quando la sperimentazione si applica a sorgenti caratterizzate da un
maggiore ordine di libertà, non in fase, non parallele, non unidimensionali,
la teoria classica sulle antenne piccole cessa di essere valida, venendo a
mancare i postulati sui quali la stessa è stata costruita.
I Grimes non sono gli unici ad aver pubblicato materiale interessante
sull'argomento ma sono quelli i cui scritti hanno colpito maggiormente la
mia immaginazione e solleticato più piacevolemente l'intelletto.
Il succo del loro lavoro per la parte che può interessare un Radioamatore
sub-normale interessato ad antenne piccole ed efficienti, quale
personalmente mi considero, può essere così condensato:
1) Il lavoro di Chu non può essere arbitrariamente esteso ad ogni
configurazione di sorgenti di campi E e M;
2) Teoria e sperimentazione concordano che strutture costituite da dipoli
elementari in quadratura di fase esibiscono Q inferiori alle corrispondenti
di dipoli in fase, inferiori ai valori teorici individuati da Mr. Chu;
3) Dipoli elementari in configurazione turnstile (ortogonali in fase e nel
piano) producono un diagramma direzionale;
4) Radiazione direttiva può essere ottenuta da sorgenti multipolari,
spazialmente collocate, qualsivoglia piccole (in questo caso il concetto di
guadagno dell'antenna ha una espressione diversa da quella classica);
5) I Grimes non hanno pubblicato alcuno schema per costruirsi una antenna
piccola ed efficiente;
6) Ai Grimes non importa nulla se i Radioamatori avrebbero preferito che i
Grimes avessero fornito qualche schema paratico.
Quello che voglio proporre a chi leggerà questo post
che molto probabilmente è, in fondo, come me, gente onesta e curiosa.....
è che,
a prescindere dalle realizzazioni commerciali più o meno riuscite,
a prescindere dalle teorie più o meno fantasiose che sono state elaborate
per dimostrare il funzionamento delle varie CFA, EH, Isotron ecc., ecc.;
a prescindere dal disgusto che quotidianamente si prova nel vedere
brevettate anche le bretelle con le quali il nonno teneva su le braghe pur
non trovando soddisfacente spiegazione circa il funzionamento delle bretelle
medesime,
Si prenda un momento di riflessione ed abbandonando per un momento le
convinzioni di una vita di istruzione o autoistruzione tecnica che ci sono
pure costate tanto per formarla ed elaborarla,
ci si documenti, per quanto possibile, per quanto si riesce a capire, su
lavori teorici sull'elettromagnetismo
RECENTI
(Maxwell è un grande. Ciò non toglie che da solo non spiega tutto. Idem per
Alberto che sorride sotto i baffi dall'alto di un fungo atomico, sotto la
cappella del quale gli altri della Corte, da Coulomb a Cerenkov, stanno a
fare girotondo.),
si cerchi di capire per quale motivo strutture piccole con molteplici
elementi di induttanza e capacità concentrati posti a funzionare IN
PROSSIMITA' delle loro frequenze di risonanza sembrino realizzare strutture
particolarmente efficienti sotto l'aspetto della ricezione e trasmissione;
si sperimenti FUORI dai canoni consolidati di modelli stereotipati, alcuni
divenuti persino prodotti commerciali;
si facciano sperimentazioni nuove (che alcuni hanno già fatto e alcuni
stanno ancora facendo) perché a "tamisare" la pula già setacciata non si
trova altro grano,
chi trova qualcosa, come può, meglio che può, più scientificamente che può
lo condivida con la comunità con i mezzi a disposizione (pagine web,
newsgroup ecc. ecc.) .
Per le mie precedenti esperienze,
sono espressamente esonerati dall'intervenire:
I Radioamatori che sono tali solo perché hanno un nominativo ma in realtà
sono professionisti con forte conflitto di interessi (i propri, privati e
quelli dalla comunità);
Quelli che hanno una fabbrica di antenne;
Quelli che collaborano con una fabbrica di antenne;
Quelli che collaborano con riviste del settore telecomunicazioni che hanno
per sponsor fabbriche di antenne;
Quelli che sono convinti che da quando si sono laureati ingegneri la scienza
sia progredita solo nella direzione di rafforzare le proprie conoscenze e
convinzioni;
Quelli che aprono la bocca su argomenti che richiedono un minimo di
sperimentazione e di autocostruzione senza prima averci speso un po di tempo
e fatica;
Quelli che sanno per sentito dire;
Quelli che sanno ma non hanno capito;
Quelli che hanno capito già tutto (probabilmente sin dalla nascita);
Quelli che provano invidia per qualcuno delle categorie soprariportate che
per una botta di culo ha trovato qualcosa di nuovo e l'ha sfruttato
economicamente;
Quelli che non sono interessati alle antenne piccole ed efficienti.
A tutti gli altri i miei più cordiali e amatoriali
Saluti
in special modo all'amico IZ3ATX che ha avuto l'imprudenza di camminare su
di un campo da troppo tempo pieno di cacche senza mettersi gli stivali
(quelli alti).
73 de
Leonardo Gallo - IZ3ATV